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Considerando queste campagne e in particolare il loro cuore, rappresentato dalla Valle d'Oro, resto ancora oggi pieno di ammirazione per la sorte fortunata toccata a questa parte d'Italia, la quale, pur essendo vicina al mare e ai lenocini delle vacanze, ha preservato miracolosamente il suo patrimonio archeologico, paesistico e monumentale, risparmiato quasi per incanto da quella cementificazione, che è la materia di cui si pascono gli "animal spirits", non adeguatamente domati, del capitalismo più immaturo e selvaggio (il capitalismo migliore pianifica, salvaguarda, come accade in Europa Settentrionale). I patrimoni spesso si disperdono in piaceri e rendimenti immediati. Ciò avviene nelle grandi famiglie, ma anche nella società. Vi è dunque necessità di continuare a tutelare questo paesaggio agrario, saturo di monumenti, che è di alta rilevanza nazionale e internazionale. La presenza di Cosa, colonia esemplare per capire il potere e la civiltà di Roma, implicherebbe che il suo agro, altrettanto esemplare, venisse salvaguardato da specifici provvedimenti di tutela da parte del Ministero per i Beni culturali e ambientali e dall'interesse ed amore per i luoghi degli Enti locali. Da questo punto di vista il libro che si pubblica si pone come una documentazione organica volta a giustificare un tale orientamento e una tale valutazione. Perché non pensare a un parco? Perché non scavare alcuni insediamenti rurali per renderli di pubblica fruizione?